#L' AMANTE GIAPPONESE - Isabel Allende

 


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Attaccato alla flebo, Jacques Devine, tra sospiri e rimproveri, le dichiarò il suo sentimento disinteressato e platonico. Desiderava solamente la sua compagnia, appagare la vista con la sua gioventù e bellezza, ascoltare la sua voce cristallina, immaginare che anche lei lo amasse, anche solo con un sentimento filiale.


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Come unico tocco frivolo si dipingeva le labbra di rosso e usava una fragranza maschile di bergamotto e arancia; al suo passaggio quell'aroma fresco si sostituiva al vago odore di disinfettante, vecchiaia e occasionalmente di marijuana di Lark House. Aveva un naso importante, una bocca orgogliosa, le ossa lunghe e mani robuste da operaio; occhi castani, grandi sopracciglia scure e occhiaie violacee, che le conferivano un'aria insonne e che gli occhiali dalla montatura nera non riuscivano a nascondere. La sua aura enigmatica incuteva soggezione; nessuno del personale si rivolgeva a lei con il tono paternalistico generalmente usato con gli altri residenti e nessuno poteva vantarsi di conoscerla, fino a quando Irina Bazili riuscì a penetrare nella fortezza della sua intimità.


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Imparò a dirottare gli impulsi violenti che a volte si impadronivano di loro come temporali passeggeri, e non la spaventavano l'avarizia o le manie di persecuzione di cui alcuni soffrivano come conseguenza della solitudine. Cercava di comprendere cosa significasse portarsi dentro l'inverno, l'insicurezza a ogni passo, la confusione davanti a parole che non si sentono bene, l'impressione che il resto dell'umanità sia stressata e parli troppo rapidamente, il vuoto, la fragilità, la fatica e l'indifferenza per ciò che non ti riguarda direttamente, figli e nipoti compresi, la cui assenza non pesa più come prima e bisogna fare uno sforzo per ricordarli. Provava tenerezza per le rughe, le dita deformate e la vista indebolita.

Immaginava come sarebbe stata lei da vecchia, da anziana.


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Sto pensando a te. Quando ci vedremo, ti preparerò il tè e chiacchiereremo.


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Nonostante i rischi, i due innamorati vissero due anni di amore clandestino, con il favore della sorte. L'aridità del terreno non offriva luoghi in cui nascondersi, anche se i giovani nisei si arrangiavano con ingegnosi pretesti per sfuggire alla vigilanza dei genitori e agli sguardi degli intrusi. Tuttavia, questo non era il caso di Megumi, perché Boyd non poteva aggirarsi come un coniglio tra le sparute fratte disponibili in divisa, con l'elmetto e il fucile. Le caserme, gli uffici e gli alloggi dei bianchi, dove avrebbero potuto farsi un'alcova, erano separati dall'accampamento e Megumi non vi avrebbe avuto accesso senza l'intervento divino di Frank Delillo, che non solo aveva ottenuto per lei un permesso per superare i controlli, ma si premurava anche di assentarsi in modo opportuno dalla sua stanza. Lì, nel disordine e nel sudiciume in cui viveva Delillo, tra portaceneri pieni di cicche e bottiglie vuote, Megumi perse la sua verginità e Boyd raggiunse il paradiso.


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"Giurami che non morirai prima di me, Isaac," si faceva promettere nei momenti in cui a lui mancava il respiro e si trascinava verso il letto su cui crollava pallido come un lenzuolo, con le ossa paralizzate. Lillian non sapeva niente di cucina, aveva sempre potuto contare su uno chef, ma da quando per suo marito era iniziato il declino, lei stessa gli preparava zuppe miracolose con le ricette che sua madre le aveva tramandato, annotate a mano su un quaderno. Lo aveva obbligato a vedere una dozzina di medici, lo accompagnava alle visite per evitare che nascondesse i suoi malanni e gli somministrava le medicine.



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Con Ichimei scoprì le molteplici finezze dell'amore e del piacere, dalla passione sfrenata e urgente ai momenti sacri in cui l'emozione li elevava e rimanevano immobili, distesi l'uno di fronte all'altra sul letto, a guardarsi a lungo negli occhi, grati al loro destino, resi umili dall'aver toccato il punto più profondo delle loro anime, purificati per essersi liberati da qualsiasi artifizio e aver giaciuto totalmente vulnerabili, in una tale estasi che ormai non potevano più distinguere tra il piacere e la tristezza, tra l'esaltazione della vita e la dolce tentazione di morire in quell'istante per non separarsi mai più.


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Esistevano solo loro due, il primo bacio anelante appena varcata la soglia, prima di chiudere a chiave la porta, le carezze in piedi, lo spogliarsi dai vestiti che rimanevano dove erano caduti, i corpi nudi, tremanti, la sensazione del calore, del sapore e dell'odore dell'altro, la consistenza della pelle e dei capelli, la meraviglia di perdersi nel desiderio fino allo sfinimento, di sonnecchiare abbracciati per un momento e tornare al piacere rinato, agli scherzi, alle risate, alle confidenze, all'eccezionale universo dell'intimità.

Le dita magiche di Ichimei, in grado di restituire la vita a una pianta agonizzante o di aggiustare un orologio al buio, rivelarono ad Alma la sua natura scalpitante e affamata. Si compiaceva a sorprenderlo, a sfidarlo guardarlo arrossire imbarazzato e divertito. Lei era audaco lui era prudente, lei era rumorosa nell'orgasmo, lui le tappava la bocca. A lei veniva in mente una sfilza di parole romantiche, appassionate, lusinghiere e indecenti da sussurrargli all'orecchio o scrivergli in urgenti missive; lui manteneva la riservatezza propria del suo carattere e della sua cultura.

Alma si abbandonò all'allegria incosciente dell'amore.


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Si domandava come mai nessuno notava lo splendore dela sua pelle, l'oscurità senza fondo dei suoi occhi, la leggerezza dei suoi passi, il languore della sua voce, l'ardente energia che non poteva né voleva controllare. In quell'epoca scrisse sul suo diario che viveva galleggiando e che sentiva bollicine d'acqua minerale sulla pelle, che si accapponava per il piacere; che il cuore le era diventato grande come una sfera sul punto di scoppiare, ma in quell'immenso cuore gonfiato non c'era spazio se non per Ichimei, al resto dell'umanità si erano confusi i contorni; e che si studiava nuda di fronte allo specchio immaginando che fosse Ichimei a osservarla dall'altro lato del cristallo, ad ammirare le sue gambe lunghe, le sue mani forti, suoi seni sodi dal capezzoli scuri, sul ventre piatto con una tenue linea di peli neri dall'ombelico al pube, le sue labbra pitturate, la sua pelle da beduina; che dormiva con la faccia sprofondata in una maglietta di lui, impregnata del suo aroma da giardiniere, humus e sudore; e che si tappava le orecchie per evocare la voce lenta e carezzevole di Ichimei, la sua risata incerta, che contrastava con quella di lei, esagerata e chiassosa, i suoi inviti alla cautela, le spiegazioni sulle piante, le parole d'amore in giapponese, perché in inglese gli sembravano inconsistenti, le sue esclamazioni di stupore davanti ai disegni che lei gli mostrava e ai progetti di imitare Vera Neumann, senza trattenersi nemmeno per un istante a lamentarsi del fatto che lui, dotato di vero talento, poteva a malapena dipingere quando trovava un paio d'ore dopo il lavoro umile della terra, prima che lei irrompesse nella sua vita accaparrandosi tutto il tempo libero e inghiottendo tutta la sua aria. Il bisogno di Alma di sapersi amata era insaziabile.


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“Perché ti sei sposata con Nathaniel?" le domandò Lenny.

"Perché lui decise di proteggermi e in quel momento io avevo bisogno della sua protezione. Sai bene quanto era nobile d'animo. Nat mi aiutò ad accettare che esistessero forze più potenti della mia volontà, forze più potenti persino

dell'amore."


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Ieri, Alma, quando finalmente siamo riusciti a vederci per festeggiare i nostri compleanni, ho notato che eri di cattivo umore. Mi hai detto che all'improvviso, senza sapere come, abbiamo raggiunto i settant anni. Hai paura che il corpo ci venga meno e temi quella cosa che chiami bruttezza della vecchiaia, anche se sei più bella adesso di quando ne avevi ventitré. Non siamo vecchi per il fatto di aver compiuto settant'anni. Iniziamo a invecchiare nel momento in cui nasciamo, cambiamo giorno dopo giorno, la vita è un continuo fluire. Ci evolviamo.

L'unica cosa diversa è che adesso siamo un po più vicini alla morte. E cosa c'è di male in questo? L'amore e l'amicizia non invecchiano.

Ichi


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Non si vedevano da tre anni, ma si sentivano spesso per telefono. Lui la chiamava di tanto in tanto per avere sue notizie. "Sto bene, non si preoccupi. Mi sono lasciata il passato alle spalle, ormai quasi non mi ricordo più di tutta quella storia," era l'invariabile risposta della ragazza, ma entrambi sapevano che non era vero.


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"Quello che sto cercando di dirti, Irina, è che non devi continuare a rimanere ancorata al passato e spaventata per il futuro. Hai una sola vita, ma se la vivi bene, è sufficiente. L'unica cosa reale è ora, questo giorno. Cosa aspetti per iniziare a essere felice? Ogni giorno conta. Vuoi che non lo sappia?"

"La felicità non è per tutti, Cathy."

"Certo che lo è. Tutti nasciamo felici. Lungo la strada la vita ci si sporca, ma possiamo pulirla. La felicità non è esuberante né chiassosa, come il piacere o l'allegria. E silenziosa, tranquilla, dolce, è uno stato intimo di soddisfazione che inizia dal voler bene a se stessi. Tu dovresti volerti bene come te ne voglio io, e come te ne vogliono tutti quelli che ti conosco-no, in particolar modo il nipote di Alma."

"Seth non mi conosce."

"Non è colpa sua, quel poveretto sono anni che sta cercando di avvicinarsi a te, lo vede chiunque. Se non c'è riuscito è perché tu ti nascondi. Parlami di questo Wilkins, Irina."


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"Perdonami, Ichimei. Mi sono immaginata mille pazzie pur di poter continuare a stare con te; per esempio, di poter disporre di un rifugio in cui amarci, al posto di questo motel schifoso, ma so che è impossibile. Non ce la faccio più a vivere con questo segreto, mi sta distruggendo i nervi. Dobbiamo separarci per sempre."

"Per sempre è molto tempo, Alma. Penso che ci incontreremo di nuovo in circostanze migliori o in altre vite," disse Ichimei cercando di mantenere la sua serenità, ma una gelida tristezza gli traboccò dal cuore, spezzandogli la voce.

Si abbracciarono inditesi, orfani d'amore.


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11 luglio 1969

Il nostro amore è inevitabile, Alma. L'ho sempre saputo, ma per anni mi ci sono ribellato e ho cercato di strapparti dai miei pensieri, visto che dal mio cuore non potrei mai. Quando mi lasciasti senza darmi spiegazioni, non lo capii. Mi sentii in-

gannato. Ma durante il mio primo viaggio in Giappone ebbi modo di calmarmi e fini con l'accettare di averti perso in questa vita. Smisi di fare inutili congetture riguardo a ciò che era successo tra di noi. Non mi aspettavo che il destino ci riunisse di nuovo. Adesso, dopo quattordici anni di lontananza, dopo aver pensato a te ogni giorno di questi quattordici anni, capisco che non saremo mai marito e moglie, ma che non possiamo nemmeno rinunciare a ciò che proviamo così intensamente. Ti invito a vivere la nostra storia in una bolla, in modo che sia protetta dal contatto col mondo e preservata intatta, per il resto delle nostre vite e oltre la morte. Da noi dipende che l'amore sia eterno.

Ichi


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“..che me ne vada per un tempo imprecisato e non ti chiami né ti scriva e che al ritorno non ti possa dire dove sono stato. Non c è nessun segreto, Alma. Cammino, tutto qua. Per sopravvivere ho bisogno di pochissimo, quasi nulla. Ah,la libertà!

Me ne vado, ma ti porto sempre 

con me nel ricordo.

Ichi


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A ventidue anni, temendo che il tempo fosse loro nemico, lei e Ichimei si soffocarono d'amore per consumarlo interamente, ma quanto più cercavano di esaurirlo, più violento si faceva il desiderio, e chi sostiene che il fuoco, prima o poi, si spegne da solo, sbaglia: ci sono passioni che divampano come incendi fino a quando il destino non le soffoca con una zampata, ma anche in questi casi rimangono braci calde pronte ad ardere nuovamente non appena ritrovano l'ossigeno.


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Durante la seconda settimana, mentre passeggiavano mano nella mano nei vicoli di Roma, dopo un pranzo memorabile e due bottiglie di ottimo Chianti, Alma si fermò sotto un lampione, prese Nathaniel per la camicia, lo attirò con decisione a sé e lo baciò sulla bocca. "Voglio che tu dorma con me," gli ordinò. Quella notte, nel decadente palazzo riadattato a hotel dove alloggiavano, fecero l'amore inebriati dal vino e dall'estate romana, scoprendo quanto già sapevano l'uno dell'altro, con la sensazione di commettere un atto proibito. Alma doveva le sue conoscenze sull'amore carnale e sul suo corpo a Ichimei che riusciva a sopperire alla sua inesperienza con un intuito insuperabile, quello stesso che gli consentiva di far rivivere una pianta malinconica. Nel motel degli scarafaggi, Alma era stata uno strumento musicale nelle mani amorose di Ichimei. Con Nathaniel le cose andarono molto diversamente. Fecero l'amore di fretta, turbati, impacciati, come due studenti che marinano la scuola, senza concedersi il tempo di scrutarsi a vicenda, di fiutarsi, di ridere o di sospirare insieme; poi vennero presi da un'angoscia inspiegabile che cercarono di dissimulare fumando in silenzio, coperti dal lenzuolo nella luce giallognola della luna che li spiava dalla finestra.


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12 settembre 1978

Mi hai spiegato che dalla quiete nasce l'ispirazione e che dal movimento scaturisce la creatività. La pittura è movimento, Alma, ecco perché mi piacciono così tanto i tuoi disegni recenti, sembrano eseguiti senza sforzo, benché sappia di quanta quiete interiore ci sia bisogno per raggiungere quella tua padronanza del pennello. Mi piacciono particolarmente i tuoi alberi autunnali che lasciano cadere le foglie con grazia. Ed è proprio cosi che desidero liberarmi delle mie foglie in questo autunno della vita, con facilità ed eleganza. Perché attaccarsi a qualcosa che comunque perderemo? Probabilmente mi sto riferendo alla giovinezza, cosi presente nelle nostre conversazioni.

Giovedì ti preparerò un bagno con i sali e le alghe marine che ho ricevuto dal Giappone.

Ichi


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L'amore e il desiderio che nutriva per lui le incendiarono la pelle, provava l'impulso di allungare le mani sulla tavola per toccarlo, di avvicinarsi a lui, di affondare il naso sul suo collo per constatare che sapeva ancora di terra e di erba, di dirgli che senza di lui viveva come una sonnambula, che nulla e nessuno poteva colmare il terribile vuoto della sua assenza, che avrebbe dato tutto per poter ritrovarsi di nuovo nuda fra le sue braccia, nulla aveva importanza se lui non c'era. Ichimei la accompagnò alla mac-china. Camminarono lentamente, deviando qua e là per ritardare il momento della separazione. Presero l'ascensore per raggiungere il terzo livello del parcheggio, lei estrasse la chiave e gli propose di accompagnarlo fino alla sua macchina lasciata a un solo isolato di distanza. Lui accettò. Nell'intima penombra dell'automobile si baciarono, riconoscendosi.


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Perché il mondo mi appare sbiadito? I suoni mi giungono da lontano, come in sordina, il cibo sa di sapone. Tutti questi mesi senza vederci!

Ho comprato il tuo profumo per sentire la tua fragranza. Cerco consolazione scrivendo poesie che un giorno ti darò perché sono ispirate a te.

E tu che mi accusi di non essere romantico!

Gli anni di pratica spirituale sono serviti a ben poco se non riesco a liberarmi del desiderio. Attendo le tue lettere e la tua voce al telefono, ti immagino mentre arrivi di corsa... A volte,

l'amore fa male.

Ichi




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