#MIA
Mia conosce Marco (Riccardo Mandolini), un
ragazzo qualche anno più grande di lei che comincia a farle la corte: la
accompagna a casa in motorino, le scrive lunghissimi messaggi pieni di cuori,
la bacia al tramonto di una Roma di periferia. Ma in Marco c’è qualcosa che non
va, che non è giusto come dovrebbe essere l'amore
adolescenziale: a Marco non piace il trucco di Mia, non gli piacciono le sue
magliette corte, le amiche di cui si circonda, il coach di pallavolo che le
stringe un braccio per spronarla a fare meglio.
A Marco tutto ciò che
sta intorno a Mia non sta bene. E così comincia la sua opera
di cancellazione di lei; e Mia, che nella vita non ha conosciuto molto, solo l’amore
totale e pieno dei suoi genitori, di suo padre troppo ansioso per lasciarla, si
abbandona a Marco senza protestare, perché se fa così è perché
ci tiene, perché mi ama.
Mia non esce più, non si
trucca più, non gioca più a pallavolo. Si rintana in camera ad attendere che
Marco le scriva, lo rassicura sui suoi movimenti, sul suo vestiario. E intanto fuori
la vita scorre e Mia si sta perdendo tutto, la sua adolescenza che si
consuma fra le mura della sua stanza, imprigionata in un rapporto
tossico che le fa abbassare gli occhi e la testa.
Sergio non sopporta di
vedere la figlia così e glielo dice: sei
brutta Mia, sei brutta e devi uscire di casa. Valeria invece crede che le cose vadano
prese con più calma, perché a quindici anni è un attimo che pigli e scappi di
casa se i tuoi genitori dicono qualcosa che non va bene, che non accetti.
E così Mia fugge, si abbandona di nuovo
nelle braccia violente di chi non la ama ma la vuole solo possedere, con la
forza, con la bruttura. E finisce in un vortice di dolore che l’asfissierà, che
spegnerà tutte le luci e le toglierà la speranza del domani, con la sola unica
certezza che non c’è via di fuga dalla violenza se non l’uscire
di scena in silenzio.
Mia è un film che
colpisce dritto allo stomaco, che tratta di
relazione tossiche e revenge
porn,
di violenza di genere in un momento
particolarissimo della nostra contemporaneità in cui ogni parola spesa al
riguardo va soppesata con cura. E invece Mia tratta queste
tematiche con un rispetto e una cura particolari, con la delicatezza necessaria
e dovuta.
Uno strepitoso Edoardo Leo accompagnato da
una altrettanto eccezionale Milena Mancini impersonano le ansie e le
preoccupazioni di una coppia di genitori per cui ogni azione dei figli deve
essere scrutinata e soppesata, per non rischiare di sbagliare, per non dire una
cosa fuori posto che possa rovinare tutto.


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