L’ETÀ FRAGILE - Donatella di Pietrantonio
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Quella notte, ma piú verso l'alba, mi ha svegliata un movimento morbido dall'altra parte del letto. Amanda si è rannicchiata fino a ridursi piccola e tonda, la schiena rivolta verso di me. Non so quanto tempo sono rimasta immobile, sorpresa. Poi lei ha cominciato a piangere. Senza voce, solo sussulti e tirare su con il naso. Allora l'ho circondata piú che potevo, le braccia leggere. - Non chiedermi niente, - ha detto.
E stata l'ultima volta cost vicina a mia figlia. E successo poco piú di un anno fa.
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Dagli altri tavoli brani di conversazione, un'allegria di cucchiaini che si posano. Qui anche un mio sguardo può infastidirla. Bevo il caffè. Restituisco silenzio a silenzio.
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E mi vedo io, sola. Mi manca una confidenza, l’intimità delle piccole cose quotidiane. Sedere a tavola uno di fronte all'altra, trovarsi con lo sguardo. E questo l'amore che non ho piú. E diventato nostalgia.
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lo e Dario, fatico a capire dove ci siamo interrotti vent'anni dopo. Nell'abitudine, nei silenzi, tra i corpi sempre piú lontani nel letto. A ogni domanda mi rispondo con un'altra, in una catena che non chiudo.
Di quella sposa ho esaurito il coraggio, i sogni. Non ho piú la sua età, non ne ho la forza. Certe mattine rinuncerei ad alzarmi, anch'io come Amanda. Vorrei affondare in un sonno libero e irresponsabile, per un giorno, una settimana o di piú. Servire soltanto a me stessa, dimenticarli tut-ti. Mio padre mi chiede di accompagnarlo nel suo ultimo tratto, insiste che prenda quel terreno. A mia figlia devo restituire il mondo. Mi tirano ognuno dalla propria parte, al proprio bisogno. Mi spezzano.
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A un certo punto la vita accelera. Dopo resta tutto fissato a un'immagine, un suono del momento. Si torna sempre lí.
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Il treno non è come l'altra volta, è diverso il mio umore. Allora la accompagnavo a prendersi la vita adulta. Mi sarebbe mancata, ma la speranza per il suo futuro era piú forte della nostalgia che già avevo di lei. Oggi vado a ritirare i resti che ha lasciato a Milano. Io e Dario ci siamo parlati al telefono, inutile continuare a pagare l'affitto.
Lei si è sottratta, non ci torno nemmeno per un attimo, ha detto. Vacci tu a riprendere le quattro cose che ci sono rimaste, se proprio ci tieni.
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I raggi del sole attirati dai capelli di mia figlia. Per un attimo Amanda sorride, da quanto tempo non vedevo i suoi denti cosí scoperti. Quelle A maiuscole avevano qualcosa di familiare. Forse l'ha scritto lei lo striscione appeso al cancello del campeggio.
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Ha domandato cosa facevo, a parte aiutare mio padre nell'orto. Niente, in quel periodo. Un'occhiata tra lei e mia madre, avevano già parlato anche di me, sedute a quel tavolo sgombro. Mi ha guardata dritta, severa. Che aspettavo, uno che mi si sposava e mi manteneva? Come le femmine di una volta? Proprio io che volevo sempre fare la rivoluzione.
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La bellezza intorno a noi non ci riguardava. Non ammiravamo la natura, dovevamo combatterla. Bastava un temporale sul grano maturo a impoverirci un po di piú.
Lottavamo contro il vento, le malattie degli animali e i parassiti delle piante. La natura che ci nutriva era la stessa che ci affamava. Quando uscivamo dalla valle non sapevamo comportarci nel mondo.
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Odiavo il suo spirito di sacrificio. Io non volevo essere come lei. Mi sarei presa tutto il possibile, mi sarei goduta la giovinezza e il resto. Non è stato proprio cosí. Mia madre mi ha segnata piú di quanto pensassi a vent'anni, ho finito per somigliarle anche troppo.
Solo girando intorno al Cristo velato si è fermata, si è raccolta un momento davanti a quel volto. E incredibi-le, mi ha detto all'uscita, è proprio un velo, ma di pietra.
Oggi dove mi porti, chiedeva la mattina a colazione.
Sul lungomare di Napoli a maggio era estate. Le donne si erano tolte le calze, già abbronzata qualcuna. Osservavo le gambe di mia madre, mangiando la pizza a portafoglio. Odiavo il suo spirito di sacrificio. Io non volevo essere come lei. Mi sarei presa tutto il possibile, mi sarei goduta la giovinezza e il resto. Non è stato proprio cosí. Mia madre mi ha segnata piú di quanto pensassi a vent'anni, ho finito per somigliarle anche troppo.
Solo girando intorno al Cristo velato si è fermata, si è raccolta un momento davanti a quel volto. E incredibile, mi ha detto all'uscita, è proprio un velo, ma di pietra.
Oggi dove mi porti, chiedeva la mattina a colazione.
Sul lungomare di Napoli a maggio era estate. Le donne si erano tolte le calze, già abbronzata qualcuna. Osservavo le gambe di mia madre, mangiando la pizza a portafoglio.
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Qualche pomeriggio piove, uomini e macchine si fermano. Al riparo di una tettoia apro il thermos, offro caffè già zuccherato. L'aria diventa anche fredda.
Mi sono presa delle ferie, sto sempre qui a seguire i lavori, non so nemmeno io perché.
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Come sono lontani a volte i pensieri dei figli da ciò che crediamo. Quella falsa sintonia con loro è solo un ricordo di quando erano bambini.
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Come sono diversi i figli, visti da lontano. Sfocati, imprecisi. Irreali

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