#LE COORDINATE DELLA FELICITA' - GIANLUCA GOTTO
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Sono le 18.30. Davanti a noi il fiume che scorre a Chiang Mai riflette le mille sfumature di arancione del sole di fine giornata.
«Non è bellissimo?»
«Cosa? Il tramonto?» mi chiede Claudia.
«Tutto. Tutto quanto: la nostra vita, il mondo, le perso-ne. Essere liberi. Non è bellissimo?»
Sono felice come non mai. Sorrido per l'ennesima volta, ma questa volta di un sorriso diverso. C'è tanta soddisfazione in questo piccolo gesto, e tanto orgoglio.
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Sono diverso esternamente, ma il vero cambiamento è avvenuto dentro. Perché le nostre rivoluzioni personali, grandi o piccole che siano, iniziano sempre in un posto che abbiamo dentro.
Da qualche parte, tra la testa e il cuore.
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C'è una frase in particolare che mi è rimasta impressa: "La vita non ci suc-cede, siamo noi che dobbiamo farla accadere".
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La fiducia è uno scambio, come l'amore. O come l'odio.
Tutti i sentimenti sono uno scambio, perché riguardano sempre qualcun altro e perché non puoi pensare di limitarti a dare o ricevere. Dare e ricevere, scambiare energia, sensazioni, storie, piccoli gesti. Ascoltando Davide compresi che non dobbiamo aspettare di ricevere qualcosa per inserirci in quel circolo positivo di fiducia e amore. Dobbiamo essere noi i primi a dare qualcosa agli altri, dobbiamo iniziare un nuovo ciclo invece di aspettare che qualcuno faccia la prima mossa. Onestamente non lo avevo mai fatto.
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Quella sera compresi che a volte devi trovarti costretto a contare solo su te stesso per capire di valere molto più di quanto hai sempre creduto.
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Ognuno di noi è unico ed è proprio questo aspetto a renderci meravigliosi. La paura di essere giudicati ci spinge a omologarci e a perdere la nostra identità, ed è in quel momento che iniziamo lentamente a morire, a scomparire e a non riconoscerci più. Non c'è nulla di sbagliato in nessuno di noi. Non c'è nessuna guerra da combattere, se non quelle che la nostra mente si inventa. Non ha senso indossare un'armatura per nascondere agli altri chi siamo veramente.
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Forse non dovevo inseguire la felicità, forse dovevo inseguire la libertà.
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La Grande Legge dell'Uno funziona per tante persone, ma non per i sognatori. C'è un mondo grande e meraviglioso là fuori, perché camminare sempre sullo stesso percorso di vita?
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Ci sono mille sfumature, mille colori, ed è proprio in mezzo al bianco e al nero che si trovano le storie più incredibili. Ragionare per assoluti significa limitare la propria mente, accettare che il mondo è grande e pieno di opportunità significa invece aprire finalmente gli occhi e rendersi conto di quante possibilità abbiamo davanti.
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Ero un sognatore squattrinato come i protagonisti dei film, un giovane che lottava ogni giorno in un mare agitato per restare a galla in attesa di arrivare sulle spiag. ge paradisiache di un'isola rigogliosa. Intravedevo i miei obiettivi, anche se erano lontani.
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Sdraiato nel letto, avevo un pensiero in testa: quello che è giusto per gli altri non dev'essere per forza giusto per tutti.
Forse non c'era niente di sbagliato in me.
Forse la "normalità" non è altro che un'invenzione.
Ero stravolto, ma ancora una volta avevo scoperto che fuori dalla comfort zone mi sentivo maledettamente vivo.
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Poi l'Universo mi inviò un segnale. Sapevo già che a volte basta davvero poco per mettere in moto un sogno. Una canzone, un film, un libro, un sapore. Nel mio caso, fu un incontro totalmente inaspettato.
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Il nostro legame era molto forte. Era una di quelle relazioni nelle quali non devi per forza aprire bocca, parlare e spiegare tutto nei dettagli. Bastano uno sguardo e un sorriso per far vibrare i cuori alla stessa frequenza. In quel momento, di fronte a pizza e caffè, stavamo giocando.
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«Abbiamo fatto una cazzata, vero?» mi chiese Claudia ridendo.
«Sicuramente, una delle più grandi della nostra vita
dissi tremante.
Eppure ero felice. Avevo nuotato nei tre oceani in tre continenti diversi prima di compiere trent'anni. Poteva voler dire tutto o niente agli occhi di qualcun altro, ma per me era come un cartello stradale che mi confermava di aver preso la giusta direzione.
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Non avevamo niente, proprio come in Australia. Ma avevamo il nostro amore e questo era tutto ciò che ci serviva.
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Appoggiai la testa al finestrino. In cuffia, gli Alice in Chains mi raccontavano di promesse spezzate e ali tappate. Dalle orecchie al cervello e poi dritto al cuore. Il potere della musica, la sua bellezza unica e condivisa solo con poche altre forme d'arte, mi portò a ragionare.
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«Io e te possiamo essere quello che vogliamo» replicò subito lei. «Pensa solo a quello che abbiamo vissuto insieme negli ultimi due anni.»
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l'Universo stava cercando di comunicarmi. E avrei capito che non puoi coglierli se permetti alla tua mente impazzita di trascinarti continuamente tra passato e futuro, impedendoti di concentrarti sul momento presente.
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“E se la nostra casa fosse il mondo?" le scrissi.
Dopo qualche secondo, Claudia mi rispose semplicemente inviandomi l'emoii del cuore.
Quella risposta accese il motore di un sogno che in quel momento era ancora molto fumoso, ma che più avanti sarebbe diventato la mia missione di vita: trovare il modo di lavorare viaggiando.
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Viaggiare dovrebbe essere un'esplorazione del mondo, degli altri e di noi stessi. Dovrebbe essere un'attività da fare con la mente sgombra e il cuore aperto a tutta la meraviglia che ti offre questo pianeta e chi lo abita. Non dovrebbe essere una fuga da ciò che ci fa paura, perché alla fine tutti i nodi vengono al pettine. Al massimo, viaggiare può diventare un modo per osservare la propria vita dall'esterno, una pausa di riflessione dalla frenesia quotidiana.
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Leggere è una forma di viaggio mentale: ogni libro ha le potenzialità di trasformarsi in un mezzo di trasporto verso mete lontane, persone affascinanti e storie incredibili. Non c'è niente come un buon libro da divorare pagina dopo pagina nel giusto posto, con la giusta atmosfera. Leggere certi libri è come allontanarsi dalla realtà. Ti ritrovi in una dimensione parallela, in una bolla dalla quale puoi osservare il mondo "là fuori" come un gatto sul cornicione. Ogni tanto avrei alzato lo sguardo e mi sarei perso a osservare le persone che mi passavano davanti, ignare di essere l'oggetto delle mie riflessioni.
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Un viaggiatore vive per queste sensazioni, per i giorni crocettati sul calendario e le notti passate a immaginare colori, profumi, architetture, volti, sapori e modi di vivere nuovi.
L'attesa fa parte del viaggio, è quel periodo magico e spaventoso nel quale non vedi l'ora di lasciarti tutto alle spalle e partire. Giorni infiniti, fatti di monologhi interiori e una facciata di normalità da tenere di fronte agli altri. Tutti devono pensare che la tua vita scorra come sempre, perché il viaggio che stai sognando è un segreto che conservi gelosamente.
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L'attesa crea dipendenza. Negli anni avrei capito che cio che ti spinge a voler viaggiare sempre e comunque è il pacchetto completo: non solo il viaggio in sé, ma anche tutto ciò che precede la partenza. Forse non te ne rendi conto, ma quando metti piede sull'aereo il viaggio è già iniziato da tempo perché ogni volta che ci pensi stai viaggiando con la mente.
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Una volta ero ossessionato dal lento scorrere dei minuti, adesso avevo trovato il modo di riempire il mio tempo senza doverlo guardare mentre passava inesorabile.
Avevo smesso di essere uno spettatore della mia stessa storia, per vestire finalmente i panni dell'attore protagonista.
Il giorno successivo, come eravamo arrivati ce ne andam-mo. Molto semplicemente era ora di passare oltre, senza che nessuno ci obbligasse a farlo. Lo avevamo scelto noi e poter scegliere era bello. Era maledettamente bello.
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Fallire non significa essere un fallito. Significa credere di poter cambiare le cose, mettersi in gioco per qualcosa di importante, provarci sempre e comunque. C'è da esser fieri dei propri fallimenti, come se fossero cicatrici da mostrare con orgoglio, e invece ne abbiamo una paura tremenda.
Ci vergogniamo profondamente, quando la vergogna dovrebbe appartenere a coloro che non rischiano mai, a coloro che hanno barattato i loro sogni con la sicurezza di un'esistenza piatta e incolore.
Chi non si mette in gioco non può farsi male, non può essere giudicato o messo in imbarazzo. È questa la comfort zone nella sua connotazione più negativa: rinunciare ai propri sogni per paura di non riuscire a realizzarli. Ma la vera felicità, quella sensazione che ti travolge quando finalmente ce la fai, arriva dopo mille ostacoli e tanti errori commes-si. Non esiste crescita personale senza una serie più o meno lunga di fallimenti. Non esiste sogno realizzato o storia di successo senza almeno una grossa caduta.
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Crediamo di essere la cosa più importante di questo mondo, quando in realtà non siamo altro che granelli di polvere che prima o poi verranno spazzati dal vento del tempo. Una consapevolezza che fa paura, ma al tempo stesso ti fa sentire grato di essere vivo e di non avere alcun reale problema. Volevamo fermarci per osservare il tramonto, ma eravamo soli e in mezzo al nulla. La prospettiva di perderci nella fitta vegetazione con il buio pesto fu sufficiente a convincerci ad andare via.
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I veri idioti sono quelli che non cambiano mai e vivono un'esistenza scelta da altri. Quelli che, al posto dell'erba, sotto i piedi hanno radici marce che li trascinano sempre più giù.
Forse non lo avrei mai capito se fossi rimasto a casa. Se non avessi trovato il coraggio di cambiare, forse non sarei mai arrivato a Koh Phangan, non con quello spirito. Viaggiare, tra le altre cose, mi aveva insegnato che non c'è niente di male a essere se stessi. Anzi, prima impari ad accettarti e a capire chi sei davvero, e prima capirai quali sono le coordinate della tua felicità.
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Ma chi siamo veramente? La nostra data di nascita, la nostra professione, il nostro ceto sociale? Oppure siamo quello che facciamo, quello che ci rende felici, quello che diamo agli altri? Vogliamo farci definire dal modo in cui ci guadagniamo da vivere o dalle nostre passioni? Era una visione utopistica e romantica della realtà. Un mondo senza maschere e quindi senza barriere, dove non ci si può nascondere dietro alle etichette.
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Viaggia.
Riempi la tua vita di sogni, sorrisi e avventure.
Emozionati.
Perché alla fine dei tuoi giorni non ti importerà niente dei soldi che hai accumulato.
" Non penserai al modello del tuo smartphone o all'automobile che hai in garage.
Ti guarderai indietro e ripenserai a quei luoghi che ti hanno lasciato senza parole.
Alla prima volta che hai girato senza meta nella tua città preferita.
A quando ti sei innamorato del mondo osservando un tramonto.
A quando ti sei perso negli occhi di una persona speciale.
A tutte le volte che hai pianto prima di tornare a sorridere.
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Viaggiare ha tanti effetti, ma non può guarire l'anima di chi non ha intenzione di superare il proprio passato e andare avanti. Viaggiare può solo valorizzare il tuo tempo presente e il futuro, ma niente è in grado di farti tornare indietro per riscrivere le pagine della tua vita.
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Ogni volta che guardavo il mare andare oltre all'oriz. zonte e le stelle irraggiungibili mi chiedevo cosa ci fosse laggiù, verso quell'infinito che potevo solo ammirare nella mia limitatezza. Era quella forza, quel desiderio incontenibile di esplorare, che aveva caratterizzato tutto il mio percorso. Potevo chiamarlo wanderlust o fame di vita, ma era quella la mia forza motrice. Era stata quell'energia a portarmi prima in Australia, poi in Canada, poi alle Canarie, poi a Bangkok, poi a Bali e ora a Malta. Era ciò che mi de-finiva: la voglia di esplorare, di scoprire luoghi e incontrare persone nuove ogni giorno. Non per forza viaggiando, ma anche solo leggendo o camminando per strada a pochi metri dalla stanza in cui avevo trascorso la notte.
Amavo perdermi in terre sconosciute, ma anche nelle persone. Ogni giorno mi perdevo nella meraviglia unica di Claudia, nei suoi occhi più azzurri del mare più azzurro che abbia mai visto. Nel suo essere un animo ribelle, ma gentile al tempo stesso, nella sua forza e nella sua bellezza.
La amavo profondamente, così come amavo la vita. E forse sì, dopo tanti anni (soprattutto nell'adolescenza) passati a provare un inspiegabile disagio nei confronti di me stesso, avevo imparato ad amarmi. Viaggiare mi aveva insegnato a smettere di paragonarmi agli altri. Avevo capito che io sono io e vado bene così, non sono migliore o peggiore di nessun altro. Così avevo capito che non potevo trovare la felicità fuori se non la trovavo prima dentro me stesso.
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Ti dicono di inseguire i soldi, la carriera, il prestigio, l'ostentazione... ma se non c'è amore nella tua vita, non c'è niente per cui valga davvero la pena di vivere.

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