#BIANCA COME IL LATTE ROSSA COME IL SANGUE - Alessandro D'Avenia
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Poche parole ma giuste. Se fosse cinema: genere ancora da inventare. Se fosse profumo: la sabbia al mattino presto, quando la spiaggia è sola con il mare. Colore? Beatrice è rosso. Come l'amore è rosso.
Tempesta. Uragano che ti spazza via. Terremoto che fa crollare il corpo a pezzi. Così mi sento ogni volta che la vedo. Lei ancora non lo sa, ma un giorno di questi
glielo dico.
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Noi invece siamo liberi. È il più grande dono che abbiamo ricevuto. Grazie alla libertà possiamo diventare qualcosa di diverso da quello che siamo. La libertà ci consente di sognare e i sogni sono il sangue della nostra vita, anche se spesso costano un lungo viaggio e qualche bastonata. "Non rinunciare mai ai tuoi sogni! Non avere paura di sognare, anche se gli altri ti ridono dietro" così mi disse mio nonno, "rinunceresti a essere te stesso." Ancora mi ricordo gli occhi brillanti con cui sottolineò le sue parole.»
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«La storia è un pentolone pieno di progetti realizzati da uomini divenuti grandi per avere avuto il coraggio di trasformare i loro sogni in realtà, e la filosofia è il silenzio nel quale questi sogni nascono. Anche se a volte, purtroppo, i sogni di questi uomini erano incu-bi, soprattutto per chi ne ha fatto le spese. Quando non nascono dal silenzio, i sogni diventano incubi. La storia, insieme alla filosofia, all'arte, alla musica, alla letteratura, è il miglior modo per scoprire chi è l'uomo.
Alessandro Magno, Augusto, Dante, Michelangelo... tutti uomini che hanno messo in gioco la loro libertà al meglio e, cambiando se stessi, hanno cambiato la storia. In questa classe magari ci sono il prossimo Dante o Michelangelo... magari potresti essere tu.»
Al prof brillano gli occhi mentre parla delle gesta di piccoli uomini divenuti grandi grazie al loro sogno, alla loro libertà.
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"Strappare la bellezza ovunque essa sia e regalarla a chi mi sta ac-
canto. Per questo sono al mondo".
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"Lì dove è il tuo tesoro, là sarà anche il tuo cuore".
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«Significa che quando ci sembra di non pensare a niente, in realtà noi pensiamo a quello che ci sta a cuore. L'amore è una specie di forza di gravità: invisibile e universale, come quella fisica. Inevitabilmente il nostro cuore, i nostri occhi, le nostre parole, senza che ce ne rendiamo conto vanno a finire lì, su ciò che amiamo, come la mela con la gravità.»
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Mi sento un errore, un errore di ortografia . Una doppia non ci va, un accento sul “fa” . Un colpo di bianchetto ed io sparisco, come tutti gli errori. Il foglio resta bianco, pulito, e nessuno vede il dolore nascosto dietro quello strato bianco.
La poesia è una balla con le rime. Dante, fottiti!
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Una vita senza sogni è un giardino senza fiori, ma una vita di sogni impossibili è un giardino di fiori finti...
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Le chiedo di farmi un altro quadro. Lei ci sta. Le si accendono gli occhi e mi sembra quasi che il suo sguardo mi riscaldi la pelle. Brillano azzurri. Quello è il suo sogno.
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Non ho niente da dire, perché quando non c'è l'amore le parole finiscono.
Le pagine diventano bianche, manca inchiostro alla vita.
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Lì è la risposta al tuo sogno. Non sono i nostri umori che contano, ma i nostri amori.»
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Ma l'amore è un'altra cosa. L'amore non dà pace.
L'amore è insonne. L'amore è elevare a potenza. L'amore è veloce. L'amore è domani. L'amore è tsunami.
L'amore è rossosangue.
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Silvia è come la risacca del mare, anche se non la senti c'è sempre. E se la ascolti ti culla. Se la amassi me la sposerei subito, ma l'amore non è risacca, l'amore è tempesta. Le chiedo di Beatrice. Mi dice che è di nuovo ricoverata. Per il secondo ciclo di chemioterapia.
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..il vento torna a soffiare sulla barca del quadro, a vele spiegate verso un porto che non conosco ma so che c'è, come è vera quella mano che mi ha accarezzato. Silvia sa fare tutto questo con una carezza. Come fa?
Grazie, Silvia. Grazie, Silvia perché ci sei. Grazie, Silvia, perché sei l'ancora che mi permette di non andare alla deriva e sei anche la vela che mi permette di attraversare la fatica del mare.
«Grazie, Silvia. Ti voglio bene.»
«Anche io.»
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Nella mia stanza oggi tutto è muto. Ma non voglio scappare. Voglio resistere. Nella mia stanza oggi la tristezza sta entrando a ondate. Cerco di arginarla con una spugna. Faccio ridere. Resisto qualche minuto, poi la paura sale, e sono un naufrago al centro di un oceano di solitudine.
Galleggio in un deserto tutto bianco: una enorme, sterminata stanza bianca insonorizzata, in cui non si distinguono neanche gli spigoli delle pareti. Non sai dov'è il sopra il sotto la destra la sinistra... Io urlo, ma ogni suono è inghiottito. Dalla mia bocca escono parole già marce.
Silvia chiamami, ti prego.
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Comunque sia, a me piace questa idea del sangue che guarisce e spero che il mio ti faccia guarire. Se hai il mio sangue scoprirai una cosa importante. Quando ti passerà attraverso il cuore sentirai che lo accarezzerà e gli racconterà il mio sogno. Il sogno che io ho. I sogni rendono le persone quello che sono. Le fanno grandi.
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Odiare è l'unico modo di essere più velenosi dello scorpione. Un odio rapido come il fuoco che divora la carta e la paglia, un odio che brucia tutto ciò che toc-ca, e più tocca più si esalta. Essere cattivo. Essere solo.
Essere fuoco. Essere ferro.
Questa è la soluzione. Distruggere e resistere.
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Questo dolore è tanto denso che ci puoi galleggiare
senza bisogno di nuotare.
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C'è qualcuno dentro di me che non aspetta altro, qualcuno che vuole uscire fuori, ma se ne sta là rintanato, si difende e ha paura di farsi vedere per quello che è, perché per uscire fuori coinvolgerebbe quell'altro con i capelli arruffati e lo sguardo da furbo e lo coinvolgerebbe con un bel po' di acqua e sale sotto forma di lacrime. Così continuo a fissare per terra per paura che quel qualcuno esca fuori come il dentifricio, troppo e tutto in una volta.
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“Tutti abbiamo qualcosa di cui vergognarci. Tutti siamo scappati, Leo. Ma questo ci rende uomini. Solo quando abbiamo tatuato sulla faccia qualcosa di cui ci vergogniamo cominciamo ad avere una faccia reale...”
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“Regalare il proprio dolore agli altri è il più bell'atto di fiducia che si possa fare.”
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Ci sono due modi per guardare il volto di una persona. Uno è guardare gli occhi come parte del volto.
L'altro è guardare gli occhi e basta, come se fossero il volto. È una di quelle cose che mettono paura quando le fai. Perché gli occhi sono la vita in miniatura. Bianchi intorno, come il nulla in cui galleggia la vita, l'iride colorata, come la varietà imprevedibile che la caratterizza, sino a tuffarsi nel nero della pupilla che tutto inghiotte, come un pozzo oscuro senza colore e senza fondo. Ed è lì che mi sono tuffato guardando Silvia in quel modo, nell'oceano profondo della sua vita, entrandoci dentro e lasciando entrare lei nella mia: gli occhi.
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"L'amore non esiste per renderci felici, ma per dimostrarci quanto sia forte la nostra capacità di sopportare il dolore".
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Gli occhi verdi le guizzano nel volto di perla come fuochi nella notte, tradendo una vita zampillante dentro di lei, come fosse una fonte di montagna, nascosta e silenziosa e piena di pace.
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Vorrei imprigionare il profumo dei suoi movimenti in un registratore di odori, se mai esistesse.
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Non riesco a sopportare il silenzio che ci sarebbe. Tutte le città da visitare sparirebbero immediatamente, bellezze inutili se fossi da solo. Tutto perderebbe senso, diventerebbe bianco come la luna.
Solo l'amore dà senso alle cose.
Pag 198
Invece, se lo guardi bene, il cielo è come il mare: è profondo, riesci quasi a percepire le distanze tra le stelle e hai paura della tua piccolezza. E quella profondità piena di paure la riempi di storie. Sai, Silvia, non credevo, ma il cielo è pieno di storie. Prima non le vedevo, adesso le leggo come in un libro. Mio padre mi ha insegnato a vedere le storie, altrimenti sfuggono, si nascondono, si tendono come fili invisibili di una trama fra una stella e l'altra...»
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Silvia poggia la testa sulla mia spalla e chiude gli occhi. E io in silenzio fisso Perseo, Andromeda, Pegaso. Il cielo è diventato un enorme schermo cinematografico buio, sul punto di proiettare tutti i film che desideriamo mentre, senza rumore, qualcosa di piccolo e luminoso si annida in un cantuccio del mio cuore, come il granello di sabbia che si nasconde nell'ostrica per diventare una perla.
"Ti voglio bene" dicono gli occhi di Silvia.
"Anch'io" rispondono i miei.
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Fisso i suoi occhi pieni di vita e di attenzione nei miei confronti. Per la seconda volta non le guardo gli occhi, ma le guardo dentro gli occhi. Un tuffo in un mare azzurro, calmo e fresco.
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La notte è il luogo delle parole.
"Il dolore mi costringe a chiudere le palpebre, a nascondere gli occhi. Ho sempre pensato che avrei divorato il mondo con i miei occhi, come api si sarebbero posati su tutte le cose per distillarne la bellezza. Ma la malattia mi costringe a chiudere gli occhi: per il dolore, per la stanchezza. Solo a poco a poco ho scoperto che a occhi chiusi vedevo di più, che sotto le palpebre chiuse tutta la bellezza del mondo era visibile, e quella bellezza sei tu, Dio. Se tu mi fai chiudere gli occhi è perché io stia più attenta, quando li riapro."
Pag 238
Pensiamo che l'amore sia in crisi, e invece è proprio l'amore che ci chiede di crescere... come la luna: ne vedi solo uno spicchio, ma la luna è sempre lì tutta intera, con i suoi oceani e le sue vette, devi solo aspettare che cresca, che a poco a poco la luce ne illumini tutta la superficie nascosta... e per questo ci vuole tempo.»
Pag 241
E se puoi riprendimi con i miei difetti. Abbracciami così.
Come io farò con te. Saranno i nostri abbracci a cambiarci.
Io ti voglio bene come sei, fallo anche tu, anche se non sono perfetta come Beatrice.
Pag 245
Ci abbracciamo come si abbracciano due pezzi di lego.
«A me sembra che combaciamo perfettamente» le sussurro all'orecchio.
Silvia mi risponde abbracciandomi più forte. Grazie a quell'abbraccio sento i miei spigoli, i miei difetti, le mie spine. E li sento già smussarsi, addolcirsi, e incastrarsi con dolcezza nei vuoti di lei.
Pag 253
Qualcuno ha detto che i cattivi scrittori copiano, quelli buoni invece rubano. Non so a quale categoria mi assegnerà il lettore, ma certo è che entrambe saltano fuori dal debito verso la vita e le persone da cui si è copiato, rubato o - meno furtivamente - ricevuto. La vita ha sempre il miglior copyright: un' inesauribile sceneggiatrice che fa di noi personaggi sempre più capaci di amore e di amare.
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