#TREMA LA NOTTE - NADIA TERRANOVA


Cover 


«Ho trascorso su questa riva tutte le notti della mia vita, e del mio finto orizzonte conosco ogni inganno: gli occhi di chi nasce davanti al mare si perdono all'infinito, ma il mio mare è diverso, ti spinge indietro come uno specchio. lo sono nata con il muro di un'altra costa a bloccarmi lo sguardo: per questo, forse, non me ne sono mai andata, anche quando l'acqua mi ha offesa e ingannata, ha violato la mia giovinezza e distrutto chi ero».



PRELUDIO


Innocente e disperata, un'altra luna è sorta sullo Stretto.

Sale sui cumulonembi adagiati sopra le due coste, punta la falce tra gli orli di terra che sembrano sfiorarsi e lí passerà la notte a parlare con le maree, fino a quando la prima stella del mattino non la scalzerà via.


Pag 21

Alto, uno spicchio di luna crescente rischiarava i colli

Nettunii, si allungava sui resti del palazzo reale e alleggeriva la mia spossatezza. I raggi d'argento sciolsero parte del grumo che portavo nel cuore, esortandomi alla rinascita mentre incedevo tra carrozze e lampionai, lo strepitio degli zoccoli dei cavalli e la magia delle luci che si accen-devano, a ogni passo immaginavo la ragazza che volevo di-

ventare, cercavo il coraggio di piantare i miei occhi negli occhi degli altri, non solo in quelli di mio padre ma anche di mia nonna, con lei mi sarei sfogata chiedendo consiglio, sognavo di respingere con forza l'uomo di cui non volevo neppure pronunciare il cognome perché tanto non sarebbe mai diventato il mio. 


Pag 46

Improvvise catalessi e improvvisi risvegli no ono le sue notti e le sue albe, in quel tempo indefini furoa notti né albe. Minuti, ore, giorni si confusero in un calendario impossibile.


Pag 59

Pensai a Vittorio, ai suoi occhi di smeraldo da cui mi ero sentita

Osservata come mai mi era successo nella mia famiglia, risalirono le lacrime e dovetti fermarmi, e all'improvviso avvertii un nuovo tepore. 


Pag 69

Il suo odore mi distrasse, da tempo non sentivo così vicina la pelle di qualcuno, priva di profumi e artifici.


Pag 71 

La realtà, per quanto spaventosa, lo era meno dei sogni; dormendo ero impotente e dovevo subire tutto; da sveglia invece potevo vivere e reagire: se in mezzo a quel buio c'era una luce, quella luce era nel giorno.


Pag 72

il Nettuno sfrontato dava al mare le natiche sode, i polpacci carnosi, la lunga schiena sensuale, con la mano destra indicava Messina benedicendola con indulgenza pagana, nella sinistra stringeva il tridente.


Pag 81 

Essere diventata invisibile era stata una scossa dolorosa e febbrile, aizzava dentro di me una sconosciuta consapevolezza, quella di essere sopravvissuta per testimoniare, forse addirittura per scrivere di ciò che era successo. Un compito alto, una sorte nobile, finché, puntuale, era arrivata la punizione: non ero morta perché a me toccava una fine lenta e lacerante.


Pag 103 

Era davvero sicuro di voler restare da solo, chiuso in cantina, per sempre? Senti’ qualcosa nel cuore cedere e crollare.


Pag 106

Il fiato corto non se ne andava. Non ero piú svelta a sistemare il nostro accampamento, ogni tanto un polmone, il cuore, lo stomaco mi risalivano in gola chiedendomi di sputarli via, e io ricominciavo ad ansimare, mettendomi in un angolo per non farmi vedere.


Pag 109

Qui non c'è nemmeno la speranza, al massimo ci sono i miracoli. Abbiamo intorno la morte, e voi avete dentro la vita.


Pag 123

Di nuovo mi mancò il fiato, ma non era la creatura, bensi il terrore di tornare tra la gente.

Un'ultima occhiata al crocifisso appeso alla testa della mia branda, e anche quelle settimane furono alle spalle. 


Pag 133

Eravamo fatte di carne, ossa e nervi. Eravamo fatte di noi stesse e nient'altro, tenute in vita da una creatura con in sangue diverso che si nutriva del mio e mi gonfiava il ventre; ogni mattina mi svegliavo piú grossa e riscuotevo maggiore rispetto e credibilità.


Pag 145

Quasi le pareti delle baracche fossero trasparenti, io le attraversavo e spiavo le ragazze: la notte facevano l'amo-te, sfrecciavano come fulmini nel temporale, appiccavano fuochi nel buio. Disobbedire era il verbo in virtú del quale sopravvivevano; le madri sopportavano, e si affrettavano a celebrare i matrimoni delle figlie quando il peccato non era ancora evidente. 


IL MONDO 

Ma le scuse non basterebbero, la verità è che la vita mi ha assediata tutta insieme e le parole se ne sono state da qualche parte ad aspettare.


Pag 165

È buio, come allora.

Niente voci sul mare, solo un silenzio stanziale ed eterno.

Niente scalpiccii né sussurri, stanotte i morti non fanno chiasso. Eppure, nel raccontare, sono arrivati nell'ombra ad ascoltare la loro storia, zitti come chi sa di non avere ancora avuto le parole giuste.


Pag 166

Questo non è il libro che pensavo di scrivere a vent'anni, ma cosí poche volte diventiamo ciò che da giovani crediamo di essere.

Nient'altro è, questo mio romanzo, che una lettura tra le ombre della storia, dove le luci restano sempre spente e le vite delle persone sono sopraffatte da narrazioni posticce. Nient'altro, ma solo adesso, con l'ultima parola, la notte ha smesso di tremare. 






Commenti

Post più popolari