#ROOM..
Cosa c'è dietro l'idea di girare un film?
beh credo che essere registri sia uno dei lavori più estroversi e particolare al mondo.
Guardando il film ROOM, ho provato a capire cosa vuol dire essere registi .
Credo tutto parta dagli occhi, guardare non con 2 occhi, guardare a 360 gradi, guardare al di la, guardare da e con prospettive diverse.
Avevo visto per caso il trailer di questo film, già molto interessante, ipnotico.
Il trailer credo sia il biglietto da visita di ogni film, se vuoi che qualcuno sia interessato a quello che vuoi far vedere, in quei 3 minuti devi saper arrivare, stupire, un buon film credo parta proprio dall'idea, il resto lo fa il modo in cui tu voglia far arrivare il messaggio, attraverso la fotografia, la scenografia i dialoghi, tutto il resto sono gli occhi del regista:
Lenny Abrahamson
Non conoscevo chi fosse, ne avevo visto qualche suo film, girando nel web ho visto un pò qualche altra sua regia, i nomi del film non mi hanno suscitato nessuna reazione.Credo che questo film abbia fatto il suo passo in avanti.
ROOM è un film drammatico, uno di quei film strazianti, che hanno tanto contenuto, uno di quei film riflessivi. Rispecchia molto il mondo che ci appartiene, il mondo che oggi giorno noi "persone vere" viviamo, posso definire questo film molto interessante, per niente banale,
è uno di quei film che rimane, uno di quei film in cui hai voglia di risentire le frasi, appuntarle su di un foglio rileggerle il giorno dopo.
Un pregio fondamentale va anche ai protagonisti al piccolo
Jacob Tremblay nel film Jack
e all'attrice Brie Larson nel film la mamma di Jack
complimenti davvero per un film davvero riuscito, diretto. ricco di emozioni.
qui sotto lascerò la trama, ROOM colpisce al cuore.Credetemi.
TRAMA
"Jack vive nella stanza. La stanza è la sua casa. Il lavandino, il lucernario, la lampada sono i suoi amici. E Ma' è sempre con lui. La notte, quando irrompe Old Nick per infilarsi nel letto di suo madre, Jack sta nascosto nell'armadio, ma poi è di nuovo mattina e tutto va bene. Quando compie cinque anni, però, la mamma lo sorprende con una rivelazione sconcertante: c'è un mondo al di là della porta blindata di cui non conoscono il codice, fatto di cose e persone reali, e loro devono uscire da lì e devono ad ogni costo tornare a casa, quella vera.
È un film potente, Room , di una potenza sfaccettata, che può rimare col disagio, anche estremo, che prende lo spettatore alla primissima sequenza, quando gli viene chiesto di credere con Jack che la prigione di pochi metri in cui un maniaco ha rinchiuso una ragazza di diciassette anni e poi suo figlio fin dalla nascita, sembri ampia e accogliente, una vera casa, che non manca di nulla. Oppure può rimare con tensione, speranza, paura, gioia immensa o immenso sollievo, come accade nella scena sul furgone, una delle più emozionanti del cinema recente, così forte da lasciare in apnea. Merito della scelta del punto di vista, quello di Jack, appunto, il più inconsapevole tanto del male quanto del bene, ma anche della regia ad immersione e della sceneggiatura ad opera della stessa scrittrice del romanzo di partenza, Emma Donoghue, che conosce quei personaggi meglio di chiunque altro.
La stessa scena del furgone segna una cesura importante: da quel momento la stanza non è più il luogo fisico in cui si muovono (per così dire) Jack e Ma', ma diventa un luogo mentale e le sue dimensioni subiscono un'ulteriore distorsione. Una sorta d'istinto di autodifesa spinge a questo punto lo spettatore a sussurrare idealmente nelle orecchie di Abrahamson: "fermati qui, o rovinerai tutto", imboccando un'altra storia, un altro film. Invece il regista ci sorprende, rivelando un progetto più completo e complesso rispetto al thriller emotivo di partenza: un dramma psicologico che ritaglia, in realtà, con grande sapienza la porzione di racconto che pone sotto l'obiettivo, una porzione in cui la seconda metà è speculare alla prima, in una continuità perfetta di tono e di tocco, nonostante la radicale diversità del setting.
Brie Larson e Jacob Tremblay si rimbalzano il testimone di una maratona attoriale ad alto tasso di emozione, optando sempre con grande giudizio per la soluzione in levare. Dal loro legame dipende l'intera impalcatura del film e loro sanno reggerla con grazia e solidità."



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