#IL LIBRO DELL'AMORE PROIBITO - Mario Desiati

 


Pag 9

Se voi della giuria non ritenete le vostre passioni al di sopra di ogni divieto, vuol dire che non avete mai amato.


Pag 15

A Donatella ho dato un soprannome, Diotima. Nella fase più acuta della sua mancanza ho cominciato a studiare i testi scolastici di filosofia e mi sono imbattuto nella figura di questa donna superiore che incarna l'eros nel Simposio di Platone. Donatella si è mutata allora nella regina degli amori platonici. La mia ossessione di cercare in ogni nome e soprannome la verità degli uomini è un segreto che decido di dividere solo con chi amo. Ed è rimasto finora il nostro segreto.


Pag 28

Mi aveva visto tremare.

Si era avvicinata al mio orecchio, aveva mosso le labbra a un sospiro dalla mia pelle - avevo sentito caldo alle tempie, il collo si era imperlato di sudore -, mi aveva sussurrato: «Non tremare, io sono con te».


Pag 47

Finalmente Donatella alzò gli occhi. Avrei voluto accarezzarle il viso. Le sorrisi, e a sua volta sorrise, un sorriso che non le vedevo da mesi. Sprizzava una gioia sconosciuta e lontana, non era la semplice smorfia di gentilezza, ma proveniva da ere ed ere lonta-ne, risaliva ai tempi dei primitivi, quando gli uomini non parla-vano, credevano all'odore del sangue e si curavano con la saliva.

Per la saliva di quella bocca sarei morto.


Pag 53

Ripensai ai fiori che le avevo disegnato sulla pancia e credetti che fosse colpa mia. Quei fiori erano la lettera scarlatta e l'avevano condannata per sempre.


Pag 57

Il tempo compie un lavoro inesorabile su questi dettagli che rendono indelebili le relazioni, il ricordo si perfeziona e un nuovo significato si definisce. La bellezza è nell'istante, ma la grazia nel tempo. Il distacco e il silenzio al quale eravamo costretti non era altro che la tela bianca su cui disegnare la nostra passione.


Pag 69

«Nessuno mi ha mai proibito di amare qualcun altro, ma me lo sono proibita io stessa, è l'unico amore che si può vietare... forse...»


Pag 72

«Al ritorno ci facciamo una foto al menhir!» promette Walter.

"Facciamo l'amore al menhir" pensa, ma non lo dice. E sente in bocca il sapore del bacio che le darà, un bacio che sa di gelato alla fragola, di caramello, di sorbetto alla frutta. Sente in una volta tutti i sapori, che però improvvisamente diventano amarissimi, all'ennesimo dosso la gomma davanti scoppia, un rumore simile a un petardo natalizio, e poi mille stelle salgono sull'orizzonte simili a

un'invasione di insetti.


Pag 76

«L'ho lasciata, le ho vietato di amarmi.»

«Perché... perché lo hai fatto?»

«Perché quando è successo questo casino ero innamorato di lei.

Innamorato davvero. E lei non meritava di sprecare il suo amore così. Meglio rompere.»

"Non le hai permesso di scegliere" avrei dovuto dirgli. Ma non riuscii a obiettare nulla. C'era troppa emozione per poter esercitare il buonsenso.


Pag 78

Quelle sue pause miracolose che servivano a sintonizzare i nostri antiquati silenzi. Il silenzio e il distacco erano la nostra arma segreta.


Pag 90

Torniamo al tempo dei tulipani e delle margherite, a quando ancora non era proibito avvicinarci, non era proibito innamorarmi di una donna molto più grande, di una professoressa.

Baciamoci ancora una volta, dimentichiamo questo posto orribile che ci costringe a vivere nascosti l'una dall'altro.

Sognavo parole che esaltavano un amore mortificato e sacrificato al comune senso del pudore.


«L'amore è una cosa che non si vieta» dissi, e subito Donatella iniziò a correre, e io sentivo che correva e piangeva, o forse lo credetti soltanto, per sentirmi meno solo.


Pag 97

«Stiamo facendo una cazzata, ma sono felice di farla.»

Quando sei innamorato la bocca si riempie di una saliva metallica, come avere sotto il palato un cucchiaino d'argento. Non riuscivo a parlare, avevo un nodo in gola e le parole mi venivano fuori sbiascicate. Ripresi una vecchia intuizione. Non adorarla, amala.


Pag 99

Mi consegnai alle orecchie di Donatella, che schiuse il palmo della mano, spiegò le dita, lasciò per un solo attimo fluttuare nel vuoto la mia mano a cercare la sua, poi accavallò l'avambraccio e incastrò le dita della sinistra in quelle della mia destra. Eravamo intrecciati, ci scambiavamo senza parlare moti e stati d'animo, la sua mano senza sudore, asciutta e fresca, iniziò a scaldarsi, un ennesimo spasmo che morse la gola, avevo la bocca piena di sangue, sentivo l'odore dell'eccitazione, e l'eccitazione è sangue, mancava ancora poco per consegnarsi alla riva del mare, ma il gesto era già il presagio della nostra smania.


Pag 100

«Sento di poterti ancora aspettare.»

«C'è silenzio nelle attese.»

«Non mi faranno paura i tuoi silenzi, ti sentirò sempre, c'è un legame invisibile fra noi. Abbiamo pensato la stessa cosa, lo vedi?

Per la gente sono solo coincidenze. Per chi si sta innamorando è l'inizio dell'amore.»

«Tu non hai diciassette anni, ne hai molti di più, ma sei anche tanto, tanto piccolo. Allora io non ero me stessa, ci sono delle cose che non sai di me, di quello che è successo prima e dopo il nostro bacio.» Si passò le dita della mano libera sulla testa come a scacciare dei pensieri che le s'erano depositati sul cervello.

«Me le racconterai?» le domandai.

«Quando sarai pronto» rispose.

«Per essere pronto dovrò baciarti un'altra volta.» E mi resi conto di essere stato malizioso, ma sincero.

«Non me lo chiedere, fallo» mi comandò ancora una volta.


Pag 108

Veleno, anch'io ci penso a quel pomeriggio che abbiamo provato a andare al mare. È l'unica cosa che mi è rimasta qui. Ricordare. Ricordare.

Non sporcare i muri della città... mi piace il soprannome, ma c'è ancora un equivoco, io non ho voluto insegnarti nulla, ho solo sentito che quello che stava accadendo era puro, era candido, non c'era malvagità, non c'era corruzione.

Mandami i libri che stai leggendo, non ti curare se sono i libri della scuola, mandameli, mi aiutano a essere meno sola e a sentire quello che stai facendo. Se poi sono i tuoi libri con gli scarabocchi, allora mandameli a maggior ragione perché vederli segnati da te mi aiuta a trascorrere con meno noia e meno dolore queste giornate.

Tua Diotima

P.s.: Ti lascio un bacio su questa lettera con un pezzettino del rossetto che ho tra i miei pochi effetti personali.


Pag 111

Per me l'amore continuava a essere una febbre. Quando si è malati con la temperatura che arriva a quaranta non c'è alcun orizzonte se non la guarigione. E alla febbre si imputa ogni malessere. Tutto ciò che non filava per il verso giusto io lo attribuivo all'assenza di Donatella, alla sua detenzione.

La sua libertà mi avrebbe liberato, dunque guarito.


Pag 134

 La leggerezza era un valore che non avevo mai contemplato, ed era la qualità che avevo sempre attribuito alla donna che amavo - una donna che infatti era tanto leggera, tanto lieve da volare sopra le vite e sopra le convenzioni degli uomini.


Pag 141

Ci sono desideri e sentimenti che non riesci a spiegare a nessuno.

Forme di tenerezza fondamentale come scrivere una lettera d'amore a una persona che non la leggerà mai.

La forma d'amore che avevo per Donatella era così. Ma erano così mille altre cose cui avevo assistito - il bagno con i miei camerati, Nappi che finge di spremermi un' arancia sul ginocchio, e la notte che Walter si aprì alla confidenza sul suo futuro quando Greta stava per processarmi.


“Diotima,

quando siamo innamorati diventiamo vulnerabili, ci sembra impossibile aver vissuto ignorando tale sentimento. L'amore ci può mutare in fanatici, ma soprattutto in emozionati esploratori che hanno scoperto un angolo nascosto del mondo. L'emozione che trafigge con la stessa frenesia di una farfalla notturna davanti a un lume di campagna”


Pag 147

In amore non c'è seduzione.

I seduttori sono millantatori, promettono e non mantengono, camuffano i loro lati peggiori, oppure li decantano sino a renderli la qualità migliore del loro animo. Se seduci, stai ingannando. Alla fine contano soltanto i comportamenti e restano soltanto loro. Le lettere, le poesie, le promesse sono le messinscene degli stregoni, i riti coi quali si annebbia la realtà per il proprio tornaconto, fare un incantesimo e poi sparire.

E, cari giurati, né io né Donatella avevamo sedotto nessuno. Le nostre anime si erano incontrate spontaneamente, libere da ogni condizionamento. Nessuno di noi praticava stregonerie.


Pag 151

Giurati, ciò che vidi non era per nulla avvicinabile alla felicità che avevo scorto nello sguardo di Azzurra e nei suoi movimenti.

Il re aveva disegnata sul volto l'espressione di una felicità enigmatica, che nascondeva un grande mistero di dolore.


Pag 167

Non avevo mai dormito con una donna. Nelle notti milanesi prive di sogni buoni cercavo sotto le coperte il corpo della mia amata.

Immaginavo Donatella al mio fianco, la cercavo con la mano, sfioravo la sua pelle, me la figuravo bollente, attraversata da una febbre passeggera, i capelli arruffati e la bocca semiaperta di chi aspira a un bacio. Ma l'altra metà del letto restava intatta e immaginare lei su un liso e diaccio materasso del carcere la rendeva ancor più vuota.


Pag 175

«Non ho più nessuno» sussurra, come se parlasse da sola.

"Hai me." Ma non glielo dico.

«Andiamo, allora?»

«Andiamo.»


Non possono fermarci questa volta, neanche con le armi.

Non ci fermano.

Non ho paura.

«Mi tieni con te?» le chiedo.

Diotima sorride, annuisce senza parlare, so leggere i suoi silenzi.

La caletta di spiaggia che spacca il paese in due è sormontata da un ponte a campata unica; tra i dirupi di pietra e scoglio ricolmi di posidonie e ginestre il mare è piatto.

Siamo fortunati. È maggio, non c'è nessuno, finalmente la costa e il mare sono solo per noi. In questa porzione di tempo, di mare e di costa, non ci è proibito niente.


Pag 176


Vidi il mare, il respiro accanto al mio era Donatella, le nostre ostinate attese erano state premiate.


 Non c'è amore senza ostinazione.


Mi sembrò di rivivere un momento simile a quello di anni prima, quando le avevo toccato il dorso della mano nell'auto rubata.

Ma la sua voce era più affilata, come se avesse fumato o parlato tanto, gli occhi erano circondati di minuscoli, appena percettibili solchi che disegnavano uno sguardo che aveva qualcosa di animalesco, un gatto persiano. Il sorriso che non aveva lesinato a rivolgermi più volte in quel tempo sulla ghiaia della caletta in cui avevamo riparato mi parve più esteso, o forse era solo il viso a essersi fatto più sottile.

Più notavo quanto Donatella fosse cambiata in questi anni e più sentivo che ero innamorato di lei. Era diventata ciò che non sarei mai stato, aveva portato a termine la prova più potente.


Pag 197

Ci sediamo sulla pariete a secco mangiando more, respiriamo forte gli odori di basilico, menta e salvia che vengono dai boschi e dagli orti e dalla lunga strada che porta fin sotto la patria definitiva, il nostro mare.

Le linee che anni prima una professoressa di Educazione tecnica invitava a far combaciare finalmente si sono assestate.

Signori della giuria, addio.

Donatella sussurra dentro l'orecchio sillabando lentamente parola per parola, frase dopo frase: «È giusto così. Siamo qui». E la prima persona plurale. Tu e io.

Poi aggiunge:

«Non devi più tremare.




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